Si narra che la danza orientale nacque da una serie di rituali di fertilità, in particolare da quelli legati al culto della Dea Madre, un rito mesopotamico pre-islamico sviluppatosi nel 4.500 a.C. Non vi è prova alcuna, ma l’idea che si intende trasmettere è quella di voler celebrare la capacità femminile creativa.
Con grande probabilità questa danza fu, in origine, un rituale tra Donne, una danza sacra delle Donne per le Donne, che celebrava -attraverso movimenti che riproducono il parto, la semina e poi l’atto sessuale- la fertilità e il potere femminile nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia.
Troviamo delle affinità con le danze greche delle Sacerdotesse, in particolare con la Kordax e la Chiftetelli, nei movimenti rotatori del bacino e nell’utilizzo della danza come forma di intrattenimento per le donne nei templi.
La danza uscirà poi dal tempio e diventerà una forma di intrattenimento.
Gli zingari Rom, più nello specifico i Dom che erano gli artisti che si guadagnavano da vivere con il canto e con la danza, ebbero un ruolo fondamentale per l’attuale danza orientale o danza del ventre. Grazie a loro la danza rimase viva e attiva e fu portata dal Pakistan all’Egitto passando per Iran, Afghanistan, Grecia, Spagna e Balcani assorbendo tutte le influenze e le contaminazioni: dall’India arrivano le vibrazioni di spalle, i movimenti del collo e delle mani; dalla Spagna l’uso dei veli, le spinte pelviche e il battito dei piedi.
Le Ghawazee, già zingare e danzatrici di strada del Cairo, si mischiarono con i Dom attingendo e arricchendo la loro danza popolare.
Nell’800 in Egitto troviamo due tipologie di danzatrici: le Ghawazee da non confondere con le Almee o Awalim, più colte e istruite, artiste che lavoravano nei palazzi e negli harem.
Nel 1798 fu realizzata dai francesi una grande spedizione commerciale per raggiungere l’India attraverso una nuova via. Napoleone e la sua armata sbarcarono in Egitto e proprio al Cairo incontrarono le Ghawazee che portarono scompiglio fra le truppe. Fu emanato un ordine per ucciderle. 400 Ghawazee furono gettate, chiuse dentro sacchi, nel Nilo.
Qui abbiamo una prima traccia scritta di queste danzatrici. Lo scrittore Flaubert si innamorò di una di loro, Kuciuck e ne scrisse racconti: le Ghawazee erano ipnotiche, facevano vibrare sul ventre bicchieri di vino. La loro danza affascina, incuriosisce ma viene anche disprezzata e mal vista.
Fiorirono durante quegli anni gli Harem (già diffusi nel 600 d.C. da Maometto), quartieri per sole donne e bambini dove potevano allevarli, imparare le faccende domestiche e intrattenersi con la danza. Harem significa luogo riservato, protetto.
La danza orientale fu per la prima volta vista in America dagli Occidentali nel 1893 quando, durante l’esposizione universale di Chicago, fu inscenato un villaggio algerino dove vennero chiamate danzatrici orientali. Ci fu chi descrisse queste ballerine come uno scandalo, tra le quali la così soprannominata Little Egypt.
Sol Bloom, un imprenditore americano la vide come potente mezzo per far soldi e chiamò il loro spettacolo “danse du ventre” e proprio da qui nasce il termine attuale danza del ventre. Questo termine coniato da un occidentale nasconde qualcosa di piccante che stuzzica attenzione e curiosità. Al contrario dei balletti classici dell’800 sembrava, infatti, una danza demoniaca dove le danzatrici si contorcevano e fremevano ma, nello stesso tempo, era un capolavoro di ritmo e bellezza. La gente ne rimase, infatti, incantata.
Nel 1920 il Charleston, una danza libera, sciolta e molto disinvolta, subì influenze dalle Ghawazee: per la prima volta si eliminarono i rigidi e limitanti corsetti. A sua volta la danza del ventre ne subisce influenze: da qui l’origine delle famose paillettes e lustrini che caratterizzano gli abiti.
In Occidente la danza del ventre è conosciuta come forma cabarettistica ma in realtà si tratta di una danza folkloristica.
E’ nel ‘900 che incontriamo un avvenimento molto importante che segnò questa danza: nel 1926 Badia Masabni fondò il primo cabaret al Cairo, il Casinò Opera, un ampio locale dove si esibivano le danzatrici egiziane con musica egiziana dal vivo. Badia è considerata la madre delle danzatrici poiché offrì loro un luogo dove potevano stare al sicuro e riscattarsi.
Negli anni ’30-’40 vennero chiamati insegnanti Russi per affinare la tecnica (ecco da dove arrivano le contaminazioni con la danza classica). La danza diventa coreografia, spettacolo, vengono introdotti accessori quali candelabro, veli per occupare lo spazio scenico.
Ricordiamo tra le danzatrici dell’epoca Tahia Carioca, Samia Gamal, Nagua Faud, … danzatrici della Golden Era degli anni ’50 che divennero famose grazie all’introduzione della danza nei film.
Nel 1956 Reda forma la Reda Troupe che è la prima compagnia folkloristica d’Egitto per valorizzare l’antica arte delle Ghawazee; un ritorno alle origini dunque, per rendere la danza pura e spogliarla da contaminazioni portando per la prima volta il vero folklore su palco.Il nome “danza del ventre” deriva quindi dall’incontro tra Oriente e Occidente proprio per lo stupore dei movimenti del ventre e dei fianchi.
In Egitto non si chiama così, sarebbe un termine troppo riduttivo, ma si chiama danza dell’Oriente, Raqs Sharqi, per distinguerla dal Raqs Baladi, la danza del popolo.
Il termine più appropriato per nominarla sarebbe DANZE ORIENTALI per racchiudere anche tutti gli stili che la caratterizzano.